Volo di fantasia tra i tetti di Barcellona

Due famose case della Barcellona modernista hanno solleticato la mia fantasia e oggi voglio riproporvele in chiave ludica.
Chiudete gli occhi, sgombrate la mente e… guardate qui sotto…
C’è un tetto triangolare, a scalini, che prima salgono e poi scendono. I miei occhi lo vedono come una tavoletta di cioccolato ben divisa in quadrotti e rivestita di preziosa carta. Non si tratta di un cioccolato qualsiasi, questo è uno di pregio e la sua confezione fa pensare a ricchezza e prestigio, cura dei dettagli e amore per il particolare. Potrebbe essere il regalo da portare in dono a un caro amico che non vedi da tempo, oppure da offrire per un tè raffinato. Ecco, raffinata è l’aggettivo giusto per questa confezione che non vorresti dover scartare, allora cerchi di preservarla aprendola con cura, poi la riporrai al sicuro, magari tra le pagine di un libro. E la stessa reverenza la destinerai al suo contenuto, quei quadratini che avranno un sapore conosciuto e nuovo nello stesso tempo, e non ne basterà uno per capirne fino in fondo l’essenza, avrai bisogno di tempo per gustare appieno tutte le sue sfumature, all’inizio robuste e fredde e poi più delicate e calde, man mano che scenderai in profondità.
Questa raffinata tavoletta di cioccolato apparteneva al signor Antoni Amatller, maestro cioccolatiere appunto, il quale la commissionò a uno degli architetti più in voga in quel momento in città: Josep Puig i Cadafalch. Lui, Puig i Cadafalch, probabilmente non pensava al cioccolato e alle confezioni da pasticceria quando progettò quel tetto triangolare: a ispirarlo erano le architetture nordiche, fiamminghe, che poi unì, in una audace ma affascinante commistione di stili, al gotico catalano della parte bassa dell’edificio. Ciò che pare ardito – ma mai stonato – in una città mediterranea non stupisce se si pensa ai legami commerciali, e inevitabilmente culturali, che Barcellona intratteneva con il nord Europa. E ciò che si fonde perfettamente all’esterno, tra finestre dalle persiane asimmetriche, balconi finemente lavorati in ferro battuto, sculture di medioevale memoria, trova una sua armonia all’interno, tra lampadari scenografici, colonne che sembrano attorcigliarsi su se stesse, vetrate colorate che non danno l’impressione di schermare la luce esterna quanto di creare una nuova fonte luminosa per i diversi ambienti della casa.
Casa Amatller si trova in Paseig de Gracia, al numero 41, è sede della fondazione creata dai discendenti di Antoni Amatller e si può visitare: il piano dove viveva la famiglia è stato infatti oggetto di un restauro che lo ha riportato allo stato originario degli inizi del secolo.
Chiudete ancora gli occhi, ora vi porto indietro nel tempo, in un luogo incantato, tra castelli e streghe sbadate, che perdono cappelli a punta…
O forse non li hanno persi, li hanno gettati sul tetto del palazzo in una dichiarazione di appartenenza. Le immagino mentre volano sul tetto dell’edificio, in cerchio, ridacchiando; entrano ed escono dalle numerose finestre spalancate, di forme e dimensioni diverse; mettono a soqquadro le stanze, facendo volar fuori oggetti e abiti che atterrano sui pinnacoli in una confusione colorata; organizzano convegni di fattucchiere nelle stanze dalla pianta circolare e preparano pozioni e filtri in cucina.
Chissà se i proprietari – furono le sorelle Terrades a commissionare a Puig i Cadafalch la realizzazione di una casa a partire da tre diversi immobili di loro proprietà – si sono mai lamentati per inquiline così particolari… Ma abitando un castello gotico avranno forse immaginato di ricevere simili visite. O forse avrebbero preferito dame, cavalieri e singolari tenzoni? Quel che è certo è che il palazzo deve essere una abitazione assai confortevole, visto che ancora oggi è privata, e non si può visitare.
Ci si deve accontentare di ammirare l’esterno e, se si è fortunati, sbirciare all’interno del portone. Casa de les Punxes si trova all’incrocio tra Avinguda Diagonal e Carrer de Rossellò.