Una giornata da BookDoctor

Sabato abbiamo portato il BookDoctor al Magazzino.
Era la nostra prima esperienza live, dopo il debutto a BookCity lo scorso novembre ed è stato davvero stimolante. Certo, ci sono alcune cose da mettere ancora a punto, il periodo forse non era quello giusto, l’affluenza non è stata quella che ci aspettavamo, ma l’energia che si percepiva, il desiderio di condivisione che ci pervadeva, la creatività latente che si rimetteva in circolo sono stati la ricompensa più grande per noi, che comunque ci abbiamo messo la testa e il cuore. Una bella scarica di adrenalina, un defibrillatore puntato dritto al cuore che ci ha permesso di risvegliarci da un letargo in cui non ci eravamo nemmeno accorte di essere cadute.
Abbiamo parlato, abbiamo letto ad alta voce, abbiamo riso, abbiamo ascoltato le vostre storie e quelle dei nostri autori preferiti. Avevamo preparato un piccolo kit creativo, qualcosa che stimolasse l’ispirazione, risvegliasse l’istinto naturale dello scrittore, quello di raccontare. Perché l’horror vacui, il terrore della pagina bianca, è quello che più spaventa ogni cantastorie. E va combattuto. Io sono dell’opinione che la creatività sia come un muscolo, va allenata, tenuta sotto pressione, stimolata continuamente. Il kit era composto da stralci di libri – pagine fotocopiate da opere di Buzzati, Nothomb, Ferrante, Viola Di Grado, Da Silva – riproduzioni di copertine, la maggior parte realizzate da Maurizio Ceccato per Del Vecchio e Hacca Edizioni, e alcune pillole di scrittura, consigli lampo per chi ha deciso di intraprendere il faticoso viaggio della scrittura ma in qualche modo si è bloccato a metà strada.
Eccone alcune:
Lasciatevi prendere la mano. La narrazione ha bisogno di cuore, siate coinvolti, partecipi alla storia sulla pagina.
Mai credere che per esprimere la propria storia bastino poche parole. Buttate giù, buttate giù. Poi, però, togliete e togliete e togliete ancora, finché le frasi avranno il giusto peso.
Decidete se volete che lʼambiente sia importante come un personaggio o se volete lasciare la scena vuota, per esaltare un effetto claustrofobico, per esempio. Una volta deciso, siate coerenti.
All’ora di pranzo, quando ormai le chiacchiere stavano prendendo il sopravvento, ci sono venuti in soccorso i ragazzi di BOSOS con il loro brunch, una delizia per gli occhi e per il palato.
L’unica pecca, se proprio devo trovarne una, è che è finito troppo presto.
Ma tenetevi liberi in autunno, abbiamo intenzione di ripetere l’esperienza, magari con qualche novità in più.