Tutti i libri della mia vita
Ci sono cose dell’infanzia che restano appiccicate addosso, che riescono a superare le turbolenze dell’adolescenza e a giungere indenni alla giovinezza e alla maturità. Per me sono un pugno di libri, che mi hanno dato un imprinting, determinando passioni, condizionando scelte, alleviando dolori, scatenando gioie. E orientando le letture successive.
Nelle mie letture infantili, infatti, si ritrova già una delle passioni che coltivo ancora adesso: la storia, in alcune delle sue sfaccettature, archeologia e biografie di personaggi famosi in primis.
Mi ricordo ancora il momento preciso in cui ho scoperto Tutankhamon. Ero seduta al tavolo di cucina, avevo nove anni e stavo sfogliando un libro di storia: rimasi incantata da quel volto senza tempo che sembrava parlarmi a distanza di millenni. Rimasi in un silenzio rapito per diversi minuti, poi sommersi di domande mia mamma e qualche giorno dopo ricevetti in regalo un libro meraviglioso sul faraone-bambino e sulla incredibile scoperta della sua tomba . Impossibile descrivere la gioia: non solo la mia curiosità poteva ricevere delle risposte, ma quello che tenevo in mano era anche un libro da grandi, più voluminoso rispetto a quelli che avevo avuto fino a quel momento, e corredato di fotografie che mi lasciavano senza fiato – alcune per la paura, lo confesso, perché quella storia mi portava a viaggiare in un tempo così lontano che mi sembrava di addentrarmi in territori pericolosi, carichi di misteri e magie, di cunicoli bui e segreti impenetrabili. Inutile dire che per anni mi sentii una piccola Howard Carter (l’archeologo che scoprì la tomba); mi ritrovai persino davanti alla segreteria della Facoltà di Lettere ancora indecisa se scrivere, sul modulo di iscrizione, Lettere Moderne o Storia con indirizzo archeologico. Poi è stato quel che è stato, ma per il mio viaggio di laurea sono lo stesso andata a trovarlo il mio Tut, sono scesa nella sua tomba e sono rimasta a osservare il suo volto d’oro con lo stesso rapimento dei miei nove anni.
Grazie a quel primo libro, mi si sono spalancate davanti agli occhi le affascinanti scoperte dell’archeologia. Negli anni dell’adolescenza, mi addormentavo solo dopo aver letto qualche pagina di Civiltà Sepolte, un altro preziosissimo libro che un giorno mia mamma ha sapientemente abbandonato sul mio comodino. Nel silenzio della mia stanza, alla luce di una piccola abat-jour, sfogliavo le pagine con la lentezza necessaria a una faticosa scoperta, assorbivo ogni parola, collegavo particolari ad altri particolari e alla storia nel suo insieme, ogni sera aggiungevo un tassello a un grande puzzle.
Durante gli anni del liceo, è stato proprio il letto il rifugio delle mie letture. Una tradizione di famiglia vuole che per Natale si regali almeno un libro: non ne ricordo uno che non sia stato azzeccato, ma so per certo che quelli scelti per il periodo tra i quattordici e i venti anni hanno saputo toccare le giuste corde. Li ho iniziati tutti il giorno stesso di Natale (lo faccio ancora adesso) e li ho divorati su quel letto turchese, preferibilmente con la schiena contro il muro e una coperta a scaldarmi i piedi. Il primo che mi viene in mente è Il rosso e il nero di Stendhal, e lo scelse il mio papà. E poi Cime tempestose (questi due sono gli unici romanzi che abbia letto più di una volta), Anna Karenina (ringraziai perfino una influenza che mi costrinse a letto ben oltre le festività e che mi permise di terminare la lettura, piuttosto lunga e impegnativa).
Ricordo dove ero anche mentre cercavo di convincere mia mamma a comprarmi la biografia di Sissi (l’imperatrice d’Austria resa famosa dai film interpretati da Romy Schneider). Non solo la convinsi ma riuscii a leggere più di metà romanzo nonostante la evidente difficoltà nell’affrontare un libro che era adatto a un lettore più esperto di quanto fossi io a dieci anni. Ma quello è stato un passo fondamentale perché ha spalancato le porte a tutta una serie di biografie di personaggi storici che ho divorato nel corso del tempo, e che sono l’altro lato della mia passione per la storia. Passando attraverso Caterina de’ Medici e Margherita di Valois sono giunta a colei che mi ha letteralmente stregato: Giovanna La Pazza. Questa regina di Castiglia tanto maltrattata dalla storia con la S maiuscola è riuscita a condizionare la mia storia personale in maniera profonda. La biografia scritta da Edgarda Ferri l’ho divorata in un pomeriggio estivo sotto un albero del giardino di casa, poi ho rimuginato a lungo su questa figura di donna sacrificata in nome dello Stato e tenuta prigioniera, segregata, per più di metà della sua vita. Grazie a lei, le mie ricerche storiche sono diventati più accurate e precise; per poter leggere di lei notizie più approfondite ho iniziato a studiare spagnolo; di lei ho scelto di scrivere nel racconto finale del corso di scrittura creativa.
E con questo siamo arrivati quasi a oggi. In realtà per spiegare dove affondano le radici certe mie scelte degli ultimi anni bisogna fare un altro passo indietro, a quando da adolescente avevo una passione per la Norvegia (il motivo in un altro post…), che mi portò a curiosare nella letteratura, e nelle arti in genere, locale . A quei tempi mi sono sparata, ovviamente, quasi tutto Ibsen (Casa di bambola in particolare), presumo senza capire granché. Ma da allora una delle grandi ricchezze dei miei viaggi è che si portano dietro la passione per tutto ciò che è cultura del luogo. Barcellona ha portato con sé Zafón, la Spagna Lucía Etxebarría. Con Saramago e il Portogallo c’è stata una mescolanza tale che non so chi sia venuto prima e chi dopo. So solo che ho seguito il suggerimento del premio Nobel portoghese nel suo Viaggio in Portogallo e ho fatto un percorso alternativo dal paesaggio spettacolare: mi sono così ritrovata su un ponticello, con il bagagliaio della macchina ancora in Spagna e il cofano già in Portogallo, e più in basso i pesci frastornati per quel fiume che all’improvviso da Duero diventava Douro. E questa è solo una delle strade secondarie che i miei viaggi a tema hanno scoperto.
Arrivata alla soglia degli -anta non ho più un luogo prediletto in cui leggere, mi basta riuscire a ritagliarmi un po’ di tempo per farlo. Leggo però sempre con la stessa passione incondizionata, mi faccio sempre rapire da una idea, un luogo, un progetto e ci scavo intorno.