Il teatro alla Scala si fa piccolo
No, state tranquilli, la Scala di Milano non si è rimpicciolita, semplicemente ha deciso di aprire le sue importanti porte anche agli spettatori under 12.
L’opera scelta è la Cenerentola di Gioacchino Rossini.
Io con le mie piccole siamo andate il 28 dicembre ed è stato bellissimo. Il contesto, i riti operistici sono stati esattamente gli stessi di un’opera classica per un pubblico adulto: le maschere, i libretti dell’opera… E poi l’orchestra e il suo maestro.
Essendo una rappresentazione per bambini, però, l’organizzazione scaligera, molto intelligentemente, ha ridotto l’opera in un tempo più consono all’attenzione dei piccoli, riadattandola anche da un punto di vista interpretativo.
Innanzitutto, c’era un narratore, che all’inizio e durante i cambi di scena, raccontava ciò che sarebbe successo dopo. II narratore, poi, non era un personaggio qualunque ma il maestro Rossini in persona – a mio avviso una trovata geniale. Nel nostro caso, così come per altre rappresentazioni, il maestro è stato portato in scena da un attore d’eccezione, Antonio Albanese.
Le parti recitative dell’opera sono state inscenate come in un teatro di prosa, così da dare la possibilità ai bambini di seguire meglio tutto lo svolgimento della narrazione, che se fosse stata cantata nella sua interezza avrebbe fatto perdere un po’ il filo ai giovani spettatori. Il resto è stato musica, bel canto, coreografie e scenografie degne di un’opera completa.
Le mie figlie, ma a vedere la gioia e l’entusiasmo penso anche gli altri bambini, sono uscite dal teatro contente, soddisfatte, consce di aver assistito a uno spettacolo che difficilmente dimenticheranno, perché hanno visto come si sviluppa una rappresentazione teatrale in tutta la sua interezza e complessità: nulla mancava all’appello.
Per quanto mi riguarda sono molto contenta che finalmente un’istituzione come la Scala abbia capito quanto sia importante aprirsi in maniera trasversale lasciando che anche i più piccoli abbiano la possibilità di godere di un repertorio musicale, che, come ho già avuto modo di dire, è ritenuto dai più ostico e noioso. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità: ogni musica ha una sua dimensione e un suo perché; e soprattutto i bambini devono avere la possibilità di conoscerla tutta.
I bambini di oggi saranno gli spettatori di domani, i musicisti di domani, i cantanti di domani. Ma più di tutto saranno gli ascoltatori attenti di domani. Perché precludere loro queste possibilità?
Bravi, ma un ringraziamento speciale va al direttore artistico della Scala, Alexander Pereira , che ha apportato queste novità, e forse come pochi altri ha compreso quanto il teatro alla Scala non possa e non debba rimanere al di fuori della realtà che lo circonda. La musica di per sé non è un mondo stantio, ma in continuo divenire e dunque anche le strutture che la ospitano devono essere pronte a camminare e quando serve anche a correre per rimanere al passo coi tempi senza, però, mai dimenticare chi sono e che cosa rappresentano.