Una storia

 Una storia

Il prossimo fine settimana, ormai lo sapete, lo dedichiamo allo storytelling, cioè al raccontare storie: sabato per gli aspiranti scrittori e domenica per i bambini a cui piace inventare storie. E anche oggi, come domenica, racconteremo una storia a partire da un’immagine. Una storia breve, come conviene al web.

Sarò io a farlo, qui, ma invito anche voi a lasciarvi andare alla fantasia, sia che siate abituati a scrivere sia che non lo abbiate mai fatto. 

Guardava sempre lassù verso quel castello da cui tutti stavano lontano. Avrebbe voluto andarci, attratta come una calamita da quelle pietre che nascondevano un mistero. O forse più d’uno. La gente del paese era certa che il castello fosse infestato, e si vociferava che la notte di Natale le anime dei morti tornassero a far visita a quel luogo, sperando forse di vendicare la propria morte prematura e violenta.

Settanta anni prima, infatti, la famiglia Del Verde, la notte di Natale, era stata vittima di un misterioso delitto, una strage. Era stato il giardiniere a trovarli tutti, nel salone della musica, intorno all’albero di Natale, stesi a terra come se avessero ricevuto una scossa, o forse erano stati stroncati da una grande spavento. 

Ma che cosa aveva potuto spaventare a morte cinque persone? 

Oggi la foschia copriva tutto tranne quelle torri. Mancava una settimana a Natale. Decise di andare a vedere più da vicino. Non sarebbe entrata, non le sarebbe successo niente.

La strada che si inerpicava su per la montagna era una cicatrice dentro il bosco, per il resto fitto e inaccessibile. L’aria fredda le creava nuvolette di vapore davanti alla bocca. E più saliva, più il vapore diventava denso. La ghiaia scricchiolava sotto gli stivali con un suono sinistro. 

Poi eccolo, finalmente, il cancello che dava accesso alla proprietà. Lei afferrò le sbarre con entrambe le mani. Alzò lo sguardo e vide che terminavano in alto con delle punte simili a lance. Poi guardò la strada e il bosco al di là dell’inferriata. Era più buio, dentro, o era solo la sua immaginazione?

Si appoggiò al cancello, come se in quel modo potesse vedere meglio. Il cancello si mosse. Sembrava un esplicito invito a entrare. No, non avrebbe oltrepassato quella linea, pensò, mentre  già faceva un passo avanti. E poi un altro, e un altro ancora, finché non si ritrovò una decina di metri dentro la proprietà. Quasi attirata da una forza inspiegabile, continuò a inoltrarsi verso il castello. Un falco sorvolava in tondo una delle torri, quando emerse dal bosco nell’ampia distesa antistante il portone. 

Il castello era burbero nella sua compattezza. Per niente elegante, ma austero. Lei rimase lì, immobile, a guardare quella porta, suddivisa in due battenti e costellata di borchie, quasi a intimare di non oltrepassare la soglia.

Ma era una sciocchezza. La porta doveva essere lì da chissà quanto tempo prima della strage. No, questa volta non avrebbe ceduto alla curiosità. Ma mentre formulava questo semplice pensiero, era già abbastanza vicino da posare la mano sulla maniglia ad anello.

Da quello a verificare se fosse aperta con una lieve pressione il passo fu breve e immediato. 

Fu investita da un odore di aria stantia e da un fiotto di oscurità, come se la luce non potesse entrare. Era il buio a uscire. Aprì la porta ancora un po’, poi fece un passo avanti e fu inghiottita dal nero di quell’assenza di luce.

 

Era ora di cena, al villaggio, quando la gente iniziò a chiedersi che fine avesse fatto la cameriera della Stube. Nessuno lo sapeva. Nessuno lo immaginava. 

Ma a mezzanotte un ululato squarciò il silenzio e un fulmine illuminò a giorno la torre Ovest del castello, solo un attimo, prima che un tuono scuotesse la pace del luogo. Le creature del castello, i fantasmi o qualunque cosa fossero, erano tornati. Questo pensò subito la gente. E quel Natale non sarebbero stati soli. Tutti ne erano certi. Una nuova vittima era entrata nel cerchio. 

 

Bene, adesso dobbiamo trovare un titolo. E voi potete decidere che vi basta così, come per un corto di Hitchcock (solo paragoni modesti, io), oppure lo potete considerare l’incipit di una storia più lunga. Vi va di provare ad andare avanti?

Enjoy!

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