Una storia – ecco la fine
Leggi l’incipit di Una storia.
Di seguito il resto.
«Dobbiamo organizzare una battuta. Prendiamo le torce, gli uomini più forti, e andiamo lassù.»
«Ma è notte, cosa speri di trovare?»
«Be’, spererei di trovare la ragazza, che dici?»
«Ma è folle!»
«Non possiamo abbandonarla.»
Misero insieme un gruppo di uomini, armati di torce, badili, forconi… consapevoli che probabilmente non sarebbero serviti a niente. Che cosa avrebbe potuto fare un forcone contro uno spettro, o un demone, o qualunque cosa ci fosse tra le mura del castello.
I cerchi di luce danzavano sulla strada, illuminavano il limitare del bosco che sembrava minacciare di mangiarsi tutto. Il gruppo arrivò al cancello e lo trovò aperto. Gli uomini si consultarono brevemente, qualcuno avrebbe voluto tornarsene a casa, ma alla fine decisero di rimanere uniti e di proseguire.
Il portone era aperto. Sembrava che le torce non riuscissero a illuminare l’interno. Si misero tutti vicini, le luci unite.
C’era un abete decorato a festa rovesciato a terra e lì accanto il corpo di lei.
Paura e morte. Era il castello che le creava. Paura e morte. Gli uomini potevano sentirle. Erano lì, nell’oscurità, e minacciavano di assalirli tutti. Ma erano troppi, la luce li aiutava, quasi che ognuno di loro si aggrappasse alla propria torcia come ultimo vessillo di lucidità e razionalità.
«Forza, torniamo. Verremo a recuperarla domattina. Ora state vicini, e se necessario tenetevi per mano, abbracciatevi… come volete, ma per l’amor del cielo che nessuno si allontani dal gruppo, nemmeno di due passi.»
Formando una specie di cerchio pieno, come un gregge, uscirono dal castello e lasciarono il suo terreno. Rimasero vicini in quel modo finché non furono arrivati alla piazza del paese, e lì, senza consultarsi, si diressero tutti verso la chiesa.
«Padre, vorremmo dormire qui, stanotte, solo per stanotte. Che la luce del bene sconfigga l’oscurità che ci ha toccati.»
Lassù, intanto, il castello gemeva.