Segreti di una mappa
Le mappe sono prima di tutto un foglio di carta da tenere in mano, studiare, consultare, ristudiare, stendere sul cofano della macchina, tenere in tasca a portata di mano. In quel contatto c’è il primo emozionante avvicinamento con il luogo da visitare, di cui è importantissimo riuscire a leggere i segreti. Alcune città sono facili e si aprono al primo sguardo, altre fanno le difficili e si cominciano a rivelare solo dopo numerosi tentativi.
Ce ne sono alcune che si chiudono in se stesse e paiono non volersi concedere, rischiando di guastare l’incontro. A me è successo con Bruxelles, la prima e unica, per ora, che non mi ha permesso di arrivare al suo cuore: mi trovavo nel suo centro e sbagliavo a orientarmi, come se i miei sensi fossero ottenebrati. Vi ho passato un paio di settimane, ma non mi trovavo mai dove volevo, e questo ha influito sul mio umore e sulle mie decisioni: quel particolare stato dell’io ha creato una assai personale geografia interiore di Bruxelles, che sarà per sempre legata a uno sviluppo urbano caotico e irregolare. E che nessuno troverà mai osservando la cartina della capitale del Belgio.
Allora sono volata via.
E sono approdata a Barcellona. Le sue strade si lasciano esplorare con la semplicità e la naturalezza delle cose belle, la sua mappa è l’espressione più completa della sua storia, con il nucleo della Ciudad Veilla presso il mare, un intrico di stradine di medioevale bellezza, la Rambla che si apre un varco verso l’acqua, ampia come il letto del fiume che è stato coperto, l’Eixample con le sue strade dritte e regolari, e i quartieri intorno che si sono uniti alla città solo negli ultimi cento anni e che, in alcuni casi come il quartieri di Gracia, mantengono ancora la riservatezza del piccolo paese.
L’ho girata a piedi, Barcellona, una, due, sette volte, ed è come se i miei piedi l’avessero assorbita: la mappa si è interiorizzata.
La mappa della mia Barcellona si è ricongiunta a quella della città di Barcellona che si trova appesa nella mia casa: la mappa si fa foto nella mente, mi permette di seguire i ricordi, quando i miei occhi cadono su un luogo conosciuto, e di pianificare un nuovo viaggio, quando scopro un angolo ancora inesplorato.
Questa è per me la città di elezione.
Ecco dunque che le mappe permettono di conoscere un luogo, ma anche se stessi attraverso il proprio personale approccio a quel luogo. E per quanto mi riguarda l’approccio a una mappa riflette il mio approccio nei confronti dei diversi aspetti della vita. Io ho sempre bisogno di uno studio a trecentosessanta gradi per poter prendere una qualsiasi decisione. Solo allora posso decidere di buttarmi all’avventura, magari sbagliare, ma grazie alla conoscenza approfondita che ho maturato posso trovare la strada che mi porterà all’uscita.
La vita altro non è che la mappa di una città che si svela piano piano davanti ai nostri occhi.
L’immagine di copertina è tratta da: http://en.wikipedia.org/wiki/City_of_Brussels