Questione di punti di vista
Durante un corso di scrittura creativa, il Maestro disse: “Avete mai provato a mettervi nei panni di un bambino piccolo? Provate.” Ci fece inginocchiare o accucciare in modo che capissimo cosa un bimbetto di pochi anni vedeva. Ci chiese anche di ritentare l’esperimento per strada, in un parco, o comunque fuori di casa, e di annotare cosa vedevamo e quali sensazioni provavamo, se erano diverse oppure uguali rispetto a quando ci trovavamo alla nostra solita altezza. Stava tentando di spiegarci i punti di vista e mai consiglio fu più azzeccato, non solo per orientarmi nel mondo della scrittura, e della lettura, ma anche quando, anni dopo, sono diventata mamma.
Ad altezza-nani il mondo è differente. Non ve lo spiego, seguite anche voi il consiglio del Maestro. Ma non barate, non provate semplicemente a immaginarvi più bassi, non vi aiuterà a calarvi completamente in un altro ruolo. Mettetevi proprio in basso, magari vicino a una auto in sosta o davanti alla scalinata di un ponte, di fronte a un cane che abbaia o in prossimità di una striscia pedonale, con le auto che sfrecciano a poca distanza.
Guardare da un altro punto di vista è fondamentale non solo se si è scrittori o giornalisti, sarebbe auspicabile che lo facessimo tutti per tentare di capire gli altri e non fare l’errore di sopravvalutare noi stessi, di credere reale solo la piccola parte di mondo in cui viviamo. La maggior parte di noi non ricorda con precisione le sensazioni e i sentimenti di quando eravamo bambini, che sono spesso avvolti in una nebbia, e più cresciamo e più questa nebbia sembra avvolgere anche il nostro passato più recente: siamo meno inclini a ricordare il nostro vissuto e ci fossilizziamo sul presente, sulle difficoltà di una vita accelerata al massimo, che ci bombarda con troppe informazioni e immagini dall’esterno, privandoci del silenzio e della lentezza di assaporare il presente, ricordare il passato e prepararci al futuro.
Dovremmo fermarci e metterci in ascolto: delle paure dell’infanzia, delle ansie dell’adolescenza, delle aspettative della giovinezza. Fermarci e pensare: a ciò che vorremmo ancora esplorare, costruire, desiderare. Il pensiero a una sola direzione è come una strada cupa, la cui fine si perde in un bosco fitto e scuro, e non si sa cosa ci si troverà dentro, o se si uscirà, e se si uscirà quali prove si saranno affrontate. E per la paura e l’ansia si è tentati di tornare indietro… Basterebbe salire su un albero. Si potrebbe scoprire che il bosco è meno fitto di quanto si era immaginato, che oltre si scorge un mare bellissimo. Si potrebbe scoprire che sì, il bosco è davvero fitto e buio ma oltre la strada prosegue, dritta e soleggiata.
Quando si abita in una grande città, spesso la si osserva distrattamente, si è abituati a veder scorrere dai finestrini di un autobus viali affollati di auto in coda, enormi caseggiati brulicanti della vita di molte famiglie, oppure si conoscono bene le gallerie sotterranee. Qualche giorno fa sono andata sul tetto del mio palazzo, per scattare qualche fotografia a un tramonto invernale, e ho scoperto che:
-proprio dove tramonta il sole, in gennaio, posso vedere il Monviso
-Milano è circondata da una corona di montagne, spruzzate di neve. Un massiccio verso nord ovest e uno in direzione nord mi hanno convinto ad aprire la carta geografica per cercare di scoprire di quali montagne si tratta: una sembra proprio essere il Monte Rosa.
– verso sud la vista spazia fino all’appennino ligure. Il mare che si apre oltre lo si può facilmente immaginare!
Dal basso non avrei mai immaginato di esser circondata da simili bellezze. Spesso, quando non si hanno davanti agli occhi, certi particolari finiscono per non esistere proprio.
E come la realtà cambia se la osservi dal basso o dall’alto della stessa città, ho immaginato di essere dall’altra parte del mondo. Non mi ritroverei di certo a testa in giù… ma se volessi orientarmi dovrei prestare attenzione a qualche particolare: il sole allo zenit mi indicherebbe il nord e non il sud, e di notte dovrei far riferimento alla Croce del Sud, e non alla stella polare. In rete ci sono numerosi siti che vi possono spiegare il concetto in maniera chiara e approfondita, ma provate semplicemente a far finta: non è immediato, ma alla fine… sì, laggiù il nostro orientamento sarebbe un poco stravolto. D’altra parte non tutte le cartine geografiche ci propongono il mondo come noi crediamo di conoscerlo…
E avete mai pensato alla durata del giorno e della notte? Alle nostre latitudini le ore di luce e di buio si accorciano e si allungano a seconda della stagione. Ai poli, ci sono mesi di luce e mesi di ombra. All’equatore il sole nasce e tramonta più o meno alla stessa ora, tutti i giorni dell’anno.
Allora non rimaniamo fermi in un luogo e ancorati a pochi pensieri, muoviamoci nel mondo, lasciamoci incuriosire, giriamo in tondo e osserviamo cosa cambia, e se un biglietto aereo per la Patagonia costa troppo, mettiamoci semplicemente a testa in giù.
La carta geografica in copertina è tratta da wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/World_map#mediaviewer/File:Blank-map-world-south-up.png