Preparo dolci, quindi mi rilasso
“Io adoro cucinare dolci.” “Cucinare dolci mi rilassa.” Chissà quante volte avete sentito queste frasi e avete pensato “Sì, figurati! Cucinare può solo stancarti.” Beh per molti è realmente così, ma per molti altri no; io ne sono un esempio.
Quando ero piccola mi sedevo in cucina a guardare mia mamma preparare torte e affini, all’epoca, essendo io molto golosa, solo per poter pulire la ciotola dell’impasto alla fine della preparazione e la frase con cui mi madre mi apostrofava era sempre la stessa “Non esagerare, poi ti viene il mal di pancia…” Crescendo, poi, ho cominciato anche ad aiutarla, sino a sfornare dolci io stessa. La mia dedizione per l’arte pasticcera era legata a doppio filo alla mia indiscussa golosità: li preparavo per poi gustarmeli sino all’ultimo boccone.
Ho avuto anche un periodo “dietetico”: sfornavo dolci davvero improbabili, che non sempre, poi, riuscivo a mangiare, tanto non sapevano di niente. Tenete conto che durante la mia adolescenza l’era della foodmania telematica e televisiva non era ancora scoppiata; tutte le ricette erano rigorosamente tratte da libri di cucina – chi non ha almeno una volta sfogliato il caro e vecchio Cucchiaio d’argento – o dai settimanali femminili. Qui i trucchi del mestiere non erano riportati e allora non sempre il risultato finale corrispondeva alla bella foto che tanto ci aveva fatto aumentare la salivazione alla sola vista.
Da adulta, no aspetta, il termine esatto è da giovane donna, ho iniziato a prepararli anche per regalarli, condividerli e assaporarli in compagnia – mi ricordo di aver preparato anche una torta per la festa di laurea del mio fidanzato di allora…
Poi, però, mi sono resa conto che il preparare torte e pasticcini aveva su di me anche un effetto quasi terapeutico. Quando entravo in cucina e cominciavo ad assemblare gli ingredienti, a utilizzarli, sentivo calarmi la tensione della giornata, lo stress accumulato spariva come per incanto. Preparare biscotti, ciambelle, crostate mi calmava ma nello stesso tempo mi ricaricava di energia positiva. Da allora è stato un crescendo di ricette e preparazioni, che spesso hanno visto il coinvolgimento anche delle mie bambine. Per me, quindi, cucinare non è sinonimo di fatica, frustrazione, noia e perdita di tempo, ma è tutto il contrario – gioia, relax, sano godimento – e forse anche di più: starei delle ore a guardare la pasta brioches lievitare e poi ancora vederla cuocere e sentire quel profumo inconfondibile che solo i dolci sanno emanare. Vi ho convinto? Non lo so, ma se proverete, non smetterete più. Scusate, due precisazioni: il famoso mal di pancia, poi, non mi è mai venuto; e il fidanzato della festa di laurea è diventato mio marito.