Piena di Niente – Intervista ad Alessia Di Giovanni

Ho conosciuto Alessia Di Giovanni diversi anni fa.
Alessia è una persona molto bella: dolce, intelligente e soprattutto ha talento da vendere. Nella vita lei è tante cose: traduttrice, regista, sceneggiatrice, giornalista…
In questo periodo è in libreria con la graphic novel Piena di Niente, ed. BeccoGiallo, Darkam è la bravissima disegnatrice. Questa graphic novel tratta un tema molto delicato, l’aborto. Quattro donne, con storie e background molto differenti tra loro, si trovano a dover affrontare un’interruzione volontaria di gravidanza. Solitudine, ostracismo e senso di colpa saranno gli elementi che le accomuneranno e con cui Elisa, Monica, Giulia e Loveth saranno costrette a convivere.
I nomi delle quattro donne sono inventati, la stessa cosa non si può dire delle loro storie di cui Alessia è venuta a conoscenza dopo aver seguito da vicino un reparto di Ivg – Interruzione Volontaria Gravidanza – e un’unità di strada di un’associazione che si occupa di tratta, queste sono vere.
Alessia, qual è la tua storia? Come arrivi a essere sceneggiatrice, regista, traduttrice…?
Tutta colpa di Margareth Mitchell e Virginia Woolf, credo, quando ero piccolissima e leggere era, come adesso, il miglior rifugio. Ho sempre amato il fascino delle storie e, ancora di più, i personaggi. Meglio ancora se cercano di superare i loro limiti. Da lì a tradurle su carta o in immagini il passo è breve. O forse lungo, chissà…
Questa è la tua terza graphic novel – le altre due sono, Come Silvio Piola, ed. Valterza e Io so’ Carmela, ed. BeccoGiallo – Perché proprio la graphic novel e non un racconto, un cortometraggio?
Il fumetto è un linguaggio molto potente. Queste storie – sono graphic incentrate su abbandono, abuso, dolore, disperazione – sono storie reali, vere. Trasudano una violenza e intimità tali che vanno raccontate, secondo me, distaccandosi da quel realismo che, troppo spesso, soprattutto al cinema, diventa “voyerismo”. Ecco: il fumetto ti permette di restituire alla realtà dignità, rappresentandola a un altro livello. Il fumetto è un linguaggio molto potente.
Il mondo femminile sembra essere abbastanza al centro di molti tuoi progetti. Perché?
Non lo so, non lo faccio intenzionalmente, forse solo inconsciamente. Forse perché cerco delle risposte a domande di cui ancora non conosco o temo il significate e le cerco prima di tutto in chi è simile a me. Racconto di quello che vedo, ascolto, provo, ma non mi pongo mai il problema di che genere è, se femminile o maschile o neutro.
Il titolo Piena di niente è un vero e proprio ossimoro, forte e incisivo che lascia poco spazio all’immaginazione, così come la copertina. Le due cose sono nate insieme o hanno momenti di nascita differenti?
Il titolo è stato molto travagliato. E’ sempre difficile dare un titolo al tuo lavoro, usando massimo due, tre parole. Eravamo a Berlino e io e Darkam (la disegnatrice) e stavamo riflettendo su questo concetto del vuoto, del pieno, del significato che qualcosa che è tuo e che è dentro di te, del significato o meno che ha per te e solo per te. Ci siamo stimolate a vicenda, una parola seguita da un’immagine, altra parola, altra immagine… titolo e copertina sono nati quasi contemporaneamente.
L’aborto, quando hai deciso di affrontare questo argomento come hai proceduto?
Per via emotiva da una parte e per via giornalistica dall’altra. Ho cercato di approfondire in ogni modo possibile la materia unendo esperienze personali e di conoscere altre donne che avevano fatto questa scelta, entrando nella vita di quelle che mi avevano colpito, frequentando associazioni, ospedali, consultori o semplici amiche di amici. Sono partita da me per arrivare a loro. Ho cercato di diventare loro per tornare a essere me.
Le storie di queste donne che cosa ti hanno lasciato?
C’è una canzone rap che dice “solo amore se amore sai dare”. Ecco… Mi hanno lasciato amore. C’è stato un incontro, uno scambio, un confronto prima di tutto. E non passa mai per la testa. Sceglie altre vie, fortunatamente. Sono sensazioni, impressioni che poi ti porti dietro per tutta la vita, ti fanno sentire meno sola.
Hai già in mente un prossimo progetto di graphic novel?
Sì, ho in mente il prossimo progetto. E chissà dove mi porterà…
Be’, allora in bocca al lupo Alessia.