Piccolo manuale dei grandi sbagli

Una cosa che mi riesce benissimo e senza alcuno sforzo è sbagliare.
Voglio dire, a me sbagliare viene naturale come bere, come respirare, come innamorarmi della persona sbagliata. Appunto.
Non ho mai riflettuto troppo sulle cose prima di buttarmici a capofitto. Non ho mai ponderato, valutato pro e contro o adagiato pesi sulla bilancia. Le bilance per me sono oggetti misteriosi e carnivori, buoni solo a cannibalizzare la tua autostima, non certo a valutare con saggezza le situazioni.
Date queste premesse è naturale, direi quasi inevitabile, che io sbagli.
Sbaglio le dosi quando devo preparare una ricetta.
Sbaglio spesso l’indirizzo del destinatario sulle buste delle lettere.
Sbaglio a prendere le misure quando faccio manovra con la macchina.
Sbaglio a scegliere i gusti del gelato, limone, cioccolato o entrambi? Se scelgo un gusto solo, finirò sicuramente col pentirmene, mentre se sceglierò entrambi non farò che pensare che il modo in cui uno sconfina nell’altro non me li fa godere appieno.
Sbaglio con le mie figlie. Continuamente.
Sbaglio a impostare i programmi della lavatrice.
Sbaglio quando penso che gli altri mi debbano qualcosa e sbaglio a pensare che non devo più aspettarmi niente dalle persone. Sono proprio le persone a dimostrarmi inaspettatamente quanto mi stia sbagliando.
Sbaglio il taglio di capelli. O troppo, o troppo poco.
Sbaglio i giorni dei compleanni. O meglio non li sbaglio, ma ci arrivo sistematicamente 24 ore dopo. Puntuale. Maniacale.
Sbaglio quando penso di non essere in grado e sbaglio quando mi sopravvaluto.
Sbaglio i tempi delle parole. Le parole sono importanti, ma i tempi in cui le pronunci lo sono ancora di più.
Non posso nemmeno dire che imparo dai miei errori, perché alcuni di questi continuo a ripeterli senza vergogna.
Sono convinta però dell’utilità dell’errore. Sbagliare predispone al confronto, all’allenamento. Chi sbaglia difficilmente darà tutto per scontato, sarà più aperto al dialogo e potrà scegliere la strada da percorrere dopo averne provate almeno sei o sette. Chi sbaglia spesso ha la mente allenata a trovare nuove soluzioni ed è creativo nell’aggirare gli ostacoli. Chi sbaglia si ritrova spesso col culo per terra, ma almeno vede le cose da una prospettiva insolita.
L’errore sa essere creativo, quando lo si riesce a sfruttare al meglio. Questo significa non abbattersi mai, non perdere fiducia nelle proprie capacità e tenere sempre lo sguardo fisso sull’obiettivo. Tentando un percorso diversa.
Il piccolo manuale dei grandi sbagli di Keri Smith, edito da Corraini, ci invita a sbagliare per allenare la nostra creatività. Quella sarà la nostra stanza segreta, quella che potremo mettere a soqquadro, invertendo tutti i canoni logici, quella che potremo imbrattare a nostro piacimento. Lì potremo impegnarci a essere noi stessi, liberamente.
Mi sembra perfino inutile sottolineare che questo non è un libro per bambini, o per lo meno non solo. È anche un libro per i grandi che da piccoli non hanno sporcato abbastanza, che non hanno rotto gli argini abbastanza, che sono sempre stati dentro le righe cercando di abbinare i colori. Quelli che si sono sempre preoccupati della bella scrittura. Quelli che erano sempre attenti a non macchiarsi. E che da grandi non riescono più a sbagliare.