Gente di passaggio
Intorno a me il caos. Io appollaiata sul tavolo di cucina. Sentivo che c’era un motivo se dovevo terminare di leggere quel libro mentre intorno a me la casa si svuotava.
Ed ecco, a poche righe dalla fine, la frase capace di dare un senso al mio desiderio: “Noi gitani… siamo gente di passaggio”.
La Regina Scalza di Ildefonso Falcones (http://www.longanesi.it) è una storia di gitani, dunque di libertà e di nomadismo. E in questi giorni di trasloco ho spesso avuto la tentazione di mollare tutto, comprare un camper e partire per un giro intorno al mondo. Prime tappe in Spagna, alla ricerca delle strade che Melchor, Milagros e Caridad hanno percorso scalzi, mossi da sentimenti profondi.
I gitani il senso di appartenenza alla famiglia lo conservano nel cuore. Non c’è una casa a incarnarlo, quattro solide mura che racchiudono e proteggono. Ma non per questo è meno importante: per loro è davvero il motore che fa muovere tutto, capace di dividere famiglie e scatenare guerre, di legare per sempre e di superare barriere. Con la sua superbia di ragazzina dalla prepotente bellezza Milagros attraverserà sofferenze del corpo e dell’anima, ma alla fine riuscirà a comprendere quell’orgoglio del nome che faceva camminare a testa alta il nonno Melchor e la mamma Ana.
Chiudo la porta di una casa ormai sconosciuta, perché l’assenza dei nostri quattro corpi la priva di senso, l’assenza delle nostre voci di contenuto, ne riapro un’altra, che si spalanca su semplici mura. Quanto ci vorrà perché le nostre vite le riempiano e le facciano diventare casa? Mentre la domanda mi frulla in testa, mi risuona nelle orecchie un ritornello: “Whenever I’m alone with you, you make me feel like I’m home again”. Love song, The Cure (http://www.thecure.com/discography).
Un volo azzardato quello da Falcones a Robert Smith? Eppure così il cerchio del mio cambiamento si chiude. La casa siamo noi e ce la portiamo dietro ovunque andiamo. Basterà entrare e sederci, ridere e ballare, in ogni stanza. Lei risponderà, e ci riscalderà. E noi saremo rassicurati dall’idea di poterla portare ovunque vorremo, ovunque andremo: per crearla, ci basterà stringerci in un abbraccio.