Il Natale delle tradizioni

 Il Natale delle tradizioni

Si avvicina il Natale e, come tutti gli anni, a casa mia comincia la corsa alla preparazione delle pietanze caratteristiche di questo periodo. 

Sin da quando mi ricordo, il periodo natalizio è sempre stato un momento di grande fibrillazione. All’epoca mia mamma aiutava mia nonna nelle preparazioni; poi, crescendo, siamo state arruolate anche io e mia sorella come aiuto dell’aiuto pasticcera/cuoca. Quei  momenti li ho ancora ben impressi nella mia memoria: mia nonna che dava le direttive e si occupava degli impasti principali; e noi che lavoravamo al seguito. Ma soprattutto sento ancora il profumo che fuoriusciva dal forno a mano a mano che quelle prelibatezza erano pronte. 

Rispetto all’ora poco è mutato, purtroppo mia nonna non c’è più ma questo non ha fatto svanire la voglia  e la determinazione di continuare le tradizioni che lei tenacemente portava avanti.

 A questo questo punto vi chiederete che cosa mai preparassimo e continuiamo a preparare. La mia famiglia ha un copione ben preciso che deve essere seguito pedissequamente in modo tale che ogni pietanza sia pronta per il giorno prestabilito. La Vigilia mangiamo la buonissima pizza di scarola – focaccia farcita con scarola scottata a cui vanno aggiunti i pinoli, le olive saporite, tipo taggiasche e per chi vuole un’acciughina, che poi condividiamo con tutta la famiglia – zii, cugini, figli dei cugini – la sera come aperitivo. Il pranzo, invece, è sempre a base di pesce, in questo caso cozze e vongole, di cui le mie figlie vanno matte, sono il piatto forte.

Tra i dolci, il ruolo di prima attrice la fa sicuramente la pastiera di grano, conosciuta ai più come pastiera napoletana. Mia nonna diceva che questa era la pastiera dei ricchi, mentre i poveri di solito preparavano la pastiera di tagliolini rigorosamente fatti a mano. Di fatto questa seconda pastiera è una torta di pasta che ha la caratteristica di essere talmente sottile che quando la mangi, al palato, la presenza del tagliolino non è quasi percettibile. Il tutto, poi, è arricchito dal cedro candito e dalle scorzette di limone.  Io ne vado matta. Questa seconda pastiera, oggi, mia mamma la fa solo per me, perché per me non è Natale senza la mia pastiera di tagliolini, che mi ricorda tanto mia nonna.

Qualcuno si starà chiedendo dove stia tutta la frenesia che ci prende, dato che i piatti da preparare non sono poi così tanti, ma qui sta l’inghippo. La pastiera napoletana non viene preparata solo per la mia famiglia, ma per tutto il parentado, amici e conoscenti. Così come la pizza di scarola. Quindi diventa tutto un regalare, fare assaggiare, offrire. 

Tutti i Natali a casa mia si svolgono in questo modo e anche ora che ho una mia vita – marito e due figlie – la cosa non è cambiata. Mia mamma mi chiama, io mi organizzo e vado a fare l’aiuto pasticcera/cuoca.  Le mie bimbe vengono con me e cominciano ad annusare e assaporare la tradizione. So già che tra non molto anche loro verranno ingaggiate come aiuto dell’aiuto e così la memoria di ciò che siamo proseguirà. 

 

 

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