La libreria che vorrei

 La libreria che vorrei

Le librerie mi hanno sempre dato un senso di calore e protezione.

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Non importa quali che fossero, librerie casalinghe, biblioteche, librerie/negozi. Le sensazioni che provavo e che provo ancora sono sempre le stesse.

Da piccola la libreria che amavo di più e in cui avrei passato pomeriggi interi, come peraltro è successo, era la libreria Rizzoli sotto la galleria Vittorio Emanuele a Milano. L’area dedicata ai bambini era proprio di fronte all’entrata, in un salone a semicerchio e lì mi perdevo in un mondo fatto di favole, di storie fantastiche, di mondi lontani o passati. Lì ho acquistato i miei primi libri: Il conte di Montecristo, La freccia nera, I tre moschettieri, e ancora Le avventure di Oliver Twist, L’isola del tesoro… Quasi tutti i sabati pomeriggio eravamo in libreria  e tutti i sabati c’era l’acquisto di un libro.

Da allora la passione per i libri così come per le librerie non si è mai affievolita, tanto che il mio più grande sogno è sempre stato quello di possedere una enorme libreria, un po’ vecchio stampo – avete presente le biblioteche  che si vedono nei film storici, Biblioteca Braidense, Trinity College, in cui interi saloni sono ricoperti da scaffalature stipate di tomi, ecco quello sarebbe il mio sogno – dato che ciò non è possibile, per ovvi motivi di spazio all’interno della mia abitazione, mi sono accontentata di qualcosa di più piccolo, ma sempre classica in cui i dorsi dei libri sono ben evidenti e la loro contemplazione è diretta.   

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Ogni libro, in casa mia, ha una collocazione precisa, non sono messi a caso ma per tematiche. E io lì mi perdo.

Ultimamente sto frequentando diverse case di amici e conoscenti, sì ho un’intensa vita sociale, ma il più delle volte non coinvolge me quanto le mie figlie – i compleanni, le merende, i pigiama party impazzano –  abitazioni bellissime, il tocco dell’architetto è presente anche negli anfratti più nascosti, ma sono tutte prive di una libreria, nemmeno uno straccio di mensola da cui possa fare capolino un libro che sia uno!  Come mai? La domanda mi è sorta spontanea e non perché volessi fare la snob acculturata che ostracizza chi non legge almeno un libro di Schopenhauer alla settimana, ma perché da che mi ricordo ogni casa aveva la sua piccola scorta di libri, perché libri significava cultura, ampliamento di orizzonti, conoscenza di qualcosa di diverso rispetto al proprio vivere quotidiano, evasione. Che cosa è cambiato? Ha qualcuno ho posto la domanda e mi è stato risposto che i libri sono superati, ormai il mondo è tutto in rete, basta fare un click.

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Basta fare un click, verissimo, ma nessuno mi toglierà dalla testa che il fruscio della carta quando si girano le pagine alla ricerca di un informazione, il tavolo pieno di tomi dai colori e odori diversi, il vedere una parete ricolma di libri che, ognuno con il proprio tema, ti racconta qualcosa, possa essere molto più stimolante, avvolgente, umano.

Le tecnologia è importante, evolversi è importante, ma il passato lo è altrettanto e non tutto ciò che arriva dal passato, tra l’altro molto prossimo, è necessario eliminarlo.

Per favore, non dimentichiamolo.

 

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