Il giallo è un colore che non si addice sempre al genere che rappresenta. Il blu sarebbe un colore più azzeccato per certe atmosfere che stanno tra mystery (giallo) e il noir. 

L’arte del fallimento è, per esempio, un giallo blu, un po’ malinconico, che procede senza fretta, ma si legge comunque in un fiato. La suspense non è però l’elemento che ti fa voltare pagina senza sosta, lo è l’atmosfera. 

Il prologo ci presenta l’investigatore protagonista, Elia Contini, con un anti-climax divertente , dandoci la misura del suo modo d’essere: tranquillo, normale. Fare l’investigatore nel Canton Ticino non è certo come farlo nell’America degli anni ’30. Elia Contini non è circondato dall’alone di mistero che caratterizza Philip Marlowe, non è single, non frequenta bassifondi. È un lupo solitario, con compagna paziente, che vive circondato dai boschi, ama la natura, la solitudine che gli offre. Ma soprattutto la calma. Anti-tecnologico per definizione, possiamo dire che fa del fallimento la sua arma segreta, anche se il fallimento del titolo non si riferisce a lui. O non solo, per lo meno.  

Sapete che odio raccontare le trame, quindi anche questa volta vi rimando al sito della casa editrice Guanda. Quello che mi preme raccontarvi qui è la poesia del narrare, le riflessioni non scontate, che lungi dal rallentare il ritmo rendono la lettura quel momento tutto per sé che dovrebbe essere. La brevità dei capitoli scandisce la storia con quel ritmo jazz che fa da contrappunto alle melodie che pervadono il libro, dato che uno dei protagonisti – Mario Balmelli, proprietario del mobilificio Dolcecasa, in fallimento – suona il sax e sognava una vita da musicista.

Non manca il colpo di scena, anzi, il doppio colpo di scena finale. Insomma una lettura che consiglio vivamente. Una Svizzera che viene voglia di visitare. Un autore che voglio di certo rileggere. E per fortuna Guanda ha ben altri cinque suoi romanzi  in scaffale.

Enjoy!