Kingsley Amis – le promesse degli anni ’70

 Kingsley Amis  – le promesse degli anni ’70

Qualche settima fa ho terminato la lettura del romanzo Jake’s Thing di Kingsley Amis, autore che mi ha folgorato anni e anni fa con il romanzo Lucky Jim (Jim il fortunato), satira del mondo universitario. Amis era uno dei cosiddetti Angry Young Men, e fece della critica sociale il centro delle sue opere.

Bisogna dire che nell’arco di tempo tra il 1954, anno di pubblicazione di Lucky Jim, e il 1978, quando esce Jake’s Thing (La rinuncia di Jake) uno scrittore non poteva certo rimanere uguale a se stesso. Quindi, se anche ritroviamo qui, in Jake’s Thing, molti elementi che potevamo trovare in Lucky Jim – come per esempio l’ambiente universitario e la critica sociale a certe categorie – qui l’atmosfera che si respira è molto più amara. Si sorride, ma con l’amaro in bocca.

Jake è un sessantenne che soffre di un calo del desiderio, lui che è sempre stato uno sciupafmmine. Si rivolge a un medico, specialista, che gli prescrive una serie di “esperimenti” che dovrebbero essergli di aiuto, ma che in sostanza non portano a nulla. Jake ha una moglie, Brenda, che è un po’ sovrappeso e si mette in discussione, si mette a dieta, perché il suo aumento di peso potrebbe essere implicato in questo calo di libido. 

Jake è un personaggio divertente, ma negativo, perché mette in evidenza certi punti di vista tipicamente applicabili allo stereotipo dell’uomo di mezza età, un po’ misogino, un po’ maschilista, incancrenito nella sua routine… Un Raimondo Vianello in salsa amara, se mi consentite questo paragone non proprio calzante. Ma ci siamo vicini. Jake vuole ritrovare la libido, ma non è un uomo predisposto al cambiamento. Brenda invece sì, è una donna in evoluzione

Dopo tutti questi anni, tra il ’54 e il ’78, non potevo aspettarmi di ritrovare lo stesso spirito, lo stesso scrittore. È stato come incontrarlo invecchiato, ma indomito, seppur meno propenso a creare situazioni comiche, ma solo sarcastiche.

Il romanzo mi è piaciuto, anche se ho trovato un po’ fastidiose le posizioni maschiliste riguardo alla possibilità per le donne di frequentare le stesse prestigiose università degli uomini, e poi più in generale, nel finale, che non vi anticipo. Mi sono dovuta sforzare per ricordarmi che è satira, che voleva ridicolizzare quelle posizioni maschiliste. Ma probabilmente quello che negli anni ’70 poteva essere una posizione scontata, purtroppo nel 2016 non lo è, paradossalmente, perché si tocca con mano come quella rivoluzione femminista iniziata negli anni ’60 e ’70 non abbia portato, dopo tutti questi anni, alla scomparsa della mentalità maschilista, che è ancora ben radicata nella società. Le speranze che nascevano nella società di allora non sono diventate realtà, non pienamente, le promesse di un futuro più equo non sono state mantenute.

Non so se si riesca a trovare una traduzione italiana del romanzo. Mi piacerebbe vedere Kingsley Amis di nuovo tradotto, a partire da Lucky Jim. Speriamo nell’editoria indipendente, anche se nella sua evoluzione personale Amis si è allontanato dalla sinistra per diventare addirittura conservatore. Mi sono chiesta che cosa avrebbe votato al referendum su Brexit, e probabilmente non avrei condiviso il suo voto, ma ciò non toglie che le sue opere e la sua critica sociale rimangano di valore.

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