Il gatto di Schrödinger – Philippe Forest
Le definizioni non mi piacciono, quindi vi basti sapere che questo libro, Il gatto di Schrödinger, non è un romanzo, non è un saggio… è una riflessione sull’essere e sul non essere. Ma non siamo di fronte alla domanda amletica, bensì alla supposizione che i due stati di essere e non essere siano veri contemporaneamente.
È questo il paradosso che ha rivoluzionato la scienza dopo che Schrödinger ha ipotizzato di mettere un gatto in una scatola insieme a un “dispositivo concepito in modo che la disintegrazione di un atomo determini l’emissione di una particella […], che comporti la caduta di un martelletto su una fiala di vetro contente un veleno fulminante […] che fa passare il gatto dalla vita alla morte.” Se nel tempo dell’esperimento l’atomo si disintegra il gatto muore, se non si disintegra il gatto vive. Finché dura l’esperimento le due ipotesi vanno considerate contemporaneamente in atto, cioè nello stesso tempo l’atomo si è e non si è disintegrato. Il gatto è morto ed è vivo.
Partendo da questo, con una grazia indescrivibile, il narratore (che non saprei se identificare con l’autore. Forse è lui e non è lui allo stesso tempo) elabora il lutto della perdita della figlia attraverso una serie di teorie scientifiche che inseguono il gatto che un giorno (quel primo giorno, primo solo per convenzione) si è palesato nel suo giardino (nel giardino di lei, precisa lui), comparendo e scomparendo attraverso la fessura nel muro come tra due diverse dimensioni.
La morte quindi non esiste, perché altrove quella morte è vita. Quando il gatto scompare, di certo ricompare altrove. E forse la morte non è che questo, il passaggio da una dimensione a un’altra e ritorno, e ancora, e ancora, e ancora…
Ovviamente non sto qui a deliziarvi con tutte le splendide spiegazioni con cui il narratore dipinge il mondo. Per quello dovrete leggere il libro. Io ve lo consiglio vivamente. Scalda il cuore e accende la mente.
Sarà che la teoria delle dimensioni parallele mi affascina da sempre, saranno la scrittura pulita e il pensiero sottile con cui l’autore inanella i suoi pensieri, ma se dovessi trovare un aggettivo per descrivere questo libro, sceglierei forse delizioso. Ma lo farei solo perché delizioso non esclude illuminante, e illuminante non esclude meditativo e meditativo convive con avvincente.
Un libro in cui non accade praticamente nulla può essere avvincente? Ma certo, perché lo è il pensiero, e l’esposizione del pensiero.
Ah, e poi è coinvolgente. E potrei andare avanti ancora per molto, magari all’infinito, sempre perché odio le definizioni, che hanno la pretesa di essere tutto, e sono niente.
Titolo: Il gatto di Schrödinger
Autore: Philippe Forest
Traduttore: Gabriella Bosco
Editore: Del Vecchio