Gianni Rodari, fabbricante di giocattoli
Gianni Rodari, chi non lo conosce? Beh, io l’ho conosciuto che ero ormai alle elementari – a casa mia giravano solo classici, che per carità vanno benissimo, ma anche gli autori più vicini a noi non sono da buttare.
Le mie maestre, Daniela e Laura, spesso ci leggevano racconti tratti dalla raccolta Favole al telefono e la mia preferita era Un palazzo da rompere, in cui il ragioniere Gamberoni, che ragionava meglio degli altri ragionieri – e già questo è geniale. Cosa volete che facciano i ragionieri se non ragionare? Ogni bambino ve lo potrà confermare – aveva trovato il modo di far passare la voglia a tutti i bambini di Busto Arsizio di rompere qualsiasi cosa. Fece costruire un palazzo di sette piani, pieno zeppo di mobili e soprammobili, e tutti i bambini ebbero il permesso di demolirlo da cima a fondo. Il terzo giorno di demolizione i pargoli erano talmente stanchi e ormai soddisfatti che lasciarono il lavoro compiuto a metà, andarono a casa e poi a letto senza nemmeno cenare e da allora tutta la loro voglia di demolizione sparì come per magia . Il ragionier Gamberoni ebbe come riconoscimento una medaglia con un buco d’argento.
Da allora Rodari è entrato di diritto tra i miei autori preferiti, e se anche per un certo periodo della mia vita non l’ho più letto, lui è rimasto lì in un angolino della mia mente e ha messo radici, tanto che al momento opportuno ha fatto capolino per poi irrompere di netto nella mia vita di adulta. In qualche modo il suo modo di pensare, di approcciarsi all’universo infantile e il suo cercare di farlo comprendere all’universo degli adulti, mi è entrato dentro.
Già qui nel blog l’autore è presente: nella nostra presentazione iniziale ci definiamo delle Alici curiose e impavide, proprio come una delle protagoniste di Rodari, Alice Cascherina, che cascava sempre e dappertutto. La sua curiosità era così forte che riusciva a superare qualsiasi ostacolo pur di andare a conoscere e scoprire quella data cosa. E in che modo Rodari ci dà la dimensione della sua immensa curiosità? Facendola letteralmente cascare in ogni cosa in cui si imbatte; e i bambini, se ci pensate, fanno esattamente questo, anche rischiando qualche volta di farsi male, ma pronti a rifarlo se necessario.
Appena ho avuto dei figli, uno dei primi libri che ho acquistato è stato proprio Favole al Telefono, e in questo mondo fantastico ho portato anche le mie bimbe, che non ne sono mai sazie – più i racconti sono surreali e fantastici, più a loro piacciono. Poi è stata la volta di Il libro degli errori, perché anche la grammatica può essere divertente in fondo.
La cosa bella di Gianni Rodari è che scrive per bambini, ma i suoi libri sono dei veri trattati di psicologia infantile che ogni adulto dovrebbe leggere e assimilare.
Il suo intento è stato quello di avvicinare due mondi, quello degli adulti e quello dei bambini, che apparentemente viaggiano in parallelo e sicuramente al tempo dell’autore la cosa era vissuta realmente così. Invece i due pianeti si devono intersecare sempre e gli scritti di Rodari ci dicono come, o semplicemente ce lo ricordano.
Provate a leggere il prologo di Il libro degli errori: Rodari chiama in causa i padri e gli ricorda che gli errori sono importanti, guai se i bambini non sbagliassero mai, come farebbero a crescere. Il vero problema è quando quegli stessi errori sono fatti dai grandi che dovrebbero fungere da esempio e figura di riferimento, di appoggio per i più giovani. Che cosa dire del primo racconto di Favole al telefono? Che altri non è se un prologo, in cui si spiega come è nata la raccolta e del perché è stata intitolata così. Il ragionier Bianchi viaggia molto per lavoro e quindi per poter stare vicino alla sua bambina prima della nanna la chiama al telefono e le racconta una storia che si inventa al momento dandole così il bacio della buonanotte. I bambini hanno bisogno di noi, sempre e noi abbiamo bisogno di loro.
Poi ci sono dei racconti che, a mio avviso, sono stati scritti proprio per i grandi, per spronarli a ritrovare la loro fanciullezza e a prendersi un po’ meno sul serio. Filobus 75 è uno di questi: è una mattina come tante a Roma, il filobus 75 sfreccia per le strade della città con i suoi pendolari a bordo, tutti presi dalla lettura del proprio giornale. A un certo punto il filobus decide di uscire di strada e di andare verso Ostia. Sul mezzo accade il finimondo, sono tutti arrabbiati e abbastanza scocciati dell’accaduto. Ma appena il filobus si ferma in un prato verde e accogliente, ecco che tutto cambia: c’è chi raccoglie delle viole, chi trova una fragola selvatica, chi improvvisa una partita di calcio. Ogni preoccupazione pare dissolta e quando il mezzo riprende la sua corsa tutti credono di aver perso chissà quanto tempo e invece il tempo si era fermato, era stato tempo regalato, perché era il 21 marzo, primo giorno di primavera e nessuno se lo ricordava più.
Potrei andare avanti all’infinito, ma lascio a voi il piacere di scoprire tutto il mondo fantastico di Rodari.
Per chi ha voglia di ritrovare il fanciullino che c’è in lui e voglia fare in modo che le giovani generazioni non lo perdano mai.