Dichiarazione di appartenenza: viaggio tra luoghi e sensazioni

 Dichiarazione di appartenenza: viaggio tra luoghi e sensazioni

Nel mio cuore, io sono spagnola e abito a Barcellona.

E questo non è un sogno ma una dichiarazione di appartenenza, la strana alchimia che si crea quando la sensazione di ESSERE in un luogo si fonde con il MAGNETISMO che il luogo esercita su di noi.

Non si tratta della semplice passione per una località che ha stregato. È la sensazione di ESSERCI nell’accezione più ampia del termine: essere ben presente in ogni passo, in ogni porzione di terra calpestata; scoprire le proprie radici o metterne di nuove; camminare e sapere già cosa si troverà oltre; girovagare e perdersi; fissare un punto e assorbire la sua storia con gli occhi, sapere di esserne (stati) parte anche noi; giungere e dire: “Questa è casa”, e non voler ripartire mai più; tornare e avere l’impressione di non essersene mai andati. 

A me è capitato con Barcellona che, come un amante ha spalancato le braccia e mi ha stretta in un abbraccio, caldo e un po’ soffocante all’inizio. Ma si è accorta di avermi spaventata e delusa con la sua aggressività, mi ha lasciata andare e poi mi ha attirata subito indietro. Mi ha di nuovo aperto le braccia, e non le ha richiuse. Mi ha presa per mano e guidata, con allegria e una certa discrezione, nei luoghi capaci di emozionarmi. Mi ha svelato il suo vero volto e rivelato la sua vera essenza, mi ha sussurrato storie segrete. 

Sono ritornata per sette volte in poco più di sette anni. Sentivo come una necessità fisica di annusare la sua aria, di esser circondata dai suoi ampi viali e dai vicoli stretti, di sentir risuonare nell’aria le parole dei suoi abitanti, di leggere i nomi delle vie, dei ristoranti e degli alberghi, le insegne dei negozi. Di calpestare il suolo, semplicemente, e preferibilmente con il naso all’insù: i piedi ben ancorati a terra, alle radici, il volto proteso verso l’alto, in un gesto di accoglienza, reciproco. L’ultima volta ho anche trovato casa, un palazzo dall’architettura moderna che però ricorda certe case di Gaudì. 

In questi ultimi anni, invece, da lontano ho studiato una gigantesca mappa, creato nuovi itinerari da percorrere, mi sono immersa nelle foto di un bellissimo libro (e ogni tanto ho pure cantato “Barcelona” insieme a Freddy Mercury e a Montserrat Caballé). Mi scopro a passeggiare sul Passeig del Born, dietro la Catedral del Mar, di domenica mattina, quando non ci sono che io, e poi in Carrer de Montcada, prima di perdermi nel reticolo di vie medioevali dai nomi seducenti. Mi piace esser sola per poter assaporare in silenzio la vita passata di questi luoghi. Negli altri giorni preferisco le vie del quartiere Gracia, impregnate di vita. Come nei romanzi di Mercè Rodoreda, la scrittrice catalana che amava ambientare qui i suoi romanzi.Rodoreda

Io Barcellona la sento proprio così: nei silenzi dei vicoli medioevali e nel languore delle storie di Rodoreda.

 

“La piazza del diamante” e “Aloma” di Mercè Rodoreda sono pubblicati da La Nuova Frontiera e tradotti dal catalano da Giuseppe Tavani.

 

Commenti

  • Elisabetta Mapelli scrive:

    Scritto molto bene.

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