Exchange Place, Belfast
Devo avvisarvi che, più che una recensione, questa è una dichiarazione d’amore. Era da un po’ che non mi capitava di sottolineare tante frasi in un libro come in Exchange Place, Belfast di Ciaran Carson, edizione Delvecchio. Qui l’ho fatto per segnare un certo fil rouge nella vicenda, per ritrovare in seguito verità che mi stanno a pennello come un abito sartoriale, e per non lasciarmi sfuggire riferimenti al tema portante della storia: il doppio e l’identità.
Devo ricordarvi che non vi racconterò la trama? No, lo sapete. Comunque la trovate qui.
Dicevo… il doppio. Un tema antico nella letteratura, ma coniugato qui con un occhio all’aspetto scientifico della cosa. Avete presente il principio di indeterminazione della particella? Secondo questo principio è impossibile determinare esattamente la posizione della particella (subatomica se non erro). Roba da fisica quantistica. Sulla base di questo principio non si può escludere l’esistenza di dimensioni temporali parallele, per cui noi potremmo trovarci a fare qualcosa di leggermente diverso in un luogo simile ma diverso rispetto a quello dove siamo. Cioè, non proprio noi, ma gli altri noi.
Spero di non avervi spaventato , perché ovviamente non c’è tutta questa scienza nel romanzo.
“… Esiste un mondo dove un uomo segue la strada che, nell’altro mondo, il suo sosia non ha preso. La sua esistenza si sdoppia, un globo per ognuna; essa si biforca una seconda, una terza volta, migliaia di volte. […] Tutto ciò che si sarebbe potuto essere in questo mondo, lo si è in un altro.”
“Di tanto in tanto abbiamo bisogno di metterci nei panni di qualcun altro, disse Gabriel, o immaginare di farlo. È una sorta di processo di apprendimento. Una ricerca nell’essere. […] Cosa dice Socrate? In generale, il ricercare e l’apprendere sono un ricordare. Tu già conosci ciò che ti sembra sconosciuto; sei stato qui in precedenza, ma solo quando eri qualcun altro.”
È un romanzo fantastico, in ogni senso della parola. Fantastico, perché la scienza scatena l’inventiva narrativa, che quasi seguendo un andamento frattale si dirama in una miriade di interpretazioni filosofiche della realtà. Fantastico, perché è straordinario, una scrittura che non lascia nulla al caso, una trama costruita in modo da spingerci sempre più in là, per vedere dove questi sdoppiamenti ci porteranno.
La traduzione è di Eleonora Ottaviani, alla quale vanno i miei complimenti sinceri, e un pizzico di benevola invidia per aver avuto tra le mani un lavoro così.
Ora non vi resta che leggerlo. Per me è un must.
Ah, non vi ho detto chi è Ciaran Carson: irlandese di Belfast, eccellente traduttore, poeta ed esperto di musica. “Non sono interessato alle ideolgie. Sono interessato alle parole, a come suonano al mio orecchio, a come le parole si connettono all’esperienza.”
Enjoy!