Elogio di parchi

 Elogio di parchi

A casa mia la Settimana Enigmistica è la Mitica. L’epiteto le è stato affibbiato da colei che allora era la più piccola della famiglia e che, sentendo quella lunga parola, ha deciso di abbreviarla a modo suo. E, seppur inconsciamente, è riuscita a rendere quella che per noi è l’essenza della rivista.

La passione per i cruciverba, e i giochi di parole in genere, ce l’abbiamo un po’ nel sangue in famiglia. Da bambina, ogni domenica dopo pranzo, mi sedevo in poltrona a sfogliare le Mitiche di mia nonna, poi, appena ho imparato a leggere e a scrivere, ho azzardato i primi semplici giochi e via via mi sono cimentata in altri più difficili: ricordo che quelli che preferivo sono stati per lungo tempo le crittografate e Una gita a…?, il cruciverba corredato di foto che cela il nome di una località. Perché anche la geografia è una passione che coltivo da tanto tempo. Per anni, invece, le Cornici concentriche sono state uno scoglio durissimo, ma ora sono un asso. Quando sono dai miei genitori, ci cronometriamo per vedere chi riesce a risolverle nel tempo minore, e guai a chiedere suggerimenti!

Lo ammetto, la Mitica è un appuntamento imprescindibile della settimana. Appena la acquisto, la sfoglio alla ricerca dei miei giochi preferiti e, a seconda di quanti sono presenti, definisco quel numero più o meno croccante, un po’ perché i giochi di parole sono cibo per la mente, un po’ perché uno dei momenti a lei dedicati è quello della colazione. Prima che tutti si sveglino, una tazza di caffè americano, una fetta di torta, Mitica e matita (meglio se con la gommina incorporata). Così la giornata può iniziare col sorriso.

Ma la storia della passione per i giochi di parole è assai varia. Ricordo che il mio papà è sempre stato molto creativo in tema di indovinelli, rime e canzoncine, che facevano morire dal ridere me e mio fratello. Nel corso degli anni si è andato così formando un lessico familiare assai corposo, che si è arricchito anche delle citazioni dai film che amiamo guardare insieme, sopra tutti Frankenstein Junior di Mel Brooks (“Taffetà caro, taffetà tesorino”) e The Blues Brothers (“Non è stata colpa mia, ero rimasto senza benzina, avevo una gomma a terra… una tremenda inondazione, le cavallette…”). E poi mi sono data anche io alla creatività, prestando la mia voce ai due gatti di casa – la femmina altera e smorfiosa, il maschio tontolone – e facendo dire loro nonsense in rima. E così oggi sono sufficienti una parola, una frase (“E quindi? E quindi niente”) a risvegliare i ricordi e un senso di appartenenza allo stesso nucleo, come racconta Natalia Ginzburg nel suo “Lessico famigliare” .

Con queste premesse non potevo che rimanere affascinata da un tipo con la propensione ad affibbiare soprannomi a chiunque. E così anche nella mia casa di adulta il lessico è vario e… sperimentale. Fino a ora ha attraversato diverse fasi, da quella in cui troncavamo le ultime sillabe delle parole (le mela non era un errore di pronuncia ma il nostro modo per dire melanzane) a quella di contaminazione con parole straniere (il gatto nero da noi è il gatto preto, alla portoghese). Di ognuna teniamo il meglio, e procediamo con gli esperimenti.

Anche perché adesso abbiamo due tipine assai fantasiose che contribuiscono.  Io le ho abituate alle filastrocche da quando facevo variazioni sul tema della ninna nanna usando i nomi dei gatti di casa (Ninna nanna ninna oh, questa bimba a chi la do, la darò a Oreste nero che la tenga un anno intero, la darò a gatto Jack che si fa sempre un dec…), il papà continua a inventare soprannomi. 

La piccola della Mitica è particolarmente ricettiva in questo senso. Ho capito che ha ereditato il gene quando è tornata a casa da scuola e ha recitato i nomi dei suoi compagni di classe… al contrario! Per incentivare la sua vena creativa le ho regalato il bel libro di Vivian Lamarque Mettete subito in disordine! Storielle al contrario, che vi consiglio anche se non siete appassionati di giochi di parole. Nella città di Oirartnoc le mamme sgridano i bambini se non fanno rumore e li portano a scuola di snuoto; si allarmano se non hanno i pidocchi e li vestono con abiti leggeri quando fa freddo e pesanti quando fa caldo…  

Un’ultima cosa. Mi sono divertita a trovare l’anagramma del titolo che ho scelto per questo articolo… Chi di voi ha voglia di cimentarsi a risolverlo?

Commenti

  • Francesca scrive:

    Giochi di parole

    Ho vinto qualcosa????

  • Girasole scrive:

    Ciao Francesca,
    grazie per il tuo messaggio. Purtroppo non hai vinto niente, ma… ti sei guadagnata la nostra simpatia 😉
    Continua a seguirci

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