Le doti perdute: la mitezza

 Le doti perdute: la mitezza
  • Mite: agg.

  • 1 Bendisposto, paziente con gli altri, dolce: che denota tale disposizione d’animo, indulgente || venire, ridurre a più m. consigli, a propositi più ragionevoli, a richieste più moderate

  • 2 Riferito ad animale, mansueto; riferito al clima, temperato, dolce; detto di prezzo, modico; di pena o fatica, non grave, leggero.

  • • s.m. e f. Persona m.

  • • avv. mitemente, in modo m.
  • • sec. XIV

 

È solo una mia impressione o nella società di oggi la mitezza non viene presa neanche in considerazione per l’ultimo posto della classifica delle qualità da coltivare? 

Se uno è mite viene considerato quello che nel linguaggio della letteratura cavalleresca della Langue d’Oc si definisce coglione (da qui il francesismo).

Ma qui, oggi, io non solo voglio spezzare una lancia a favore della mitezza, ma voglio anche portare avanti una condanna all’aggressività. È ovvio che se per te le cose più importanti nella vita sono i soldi e il potere avrai più possibilità di ottenerli in fretta essendo aggressivo, calpestando gli altri e autoconvincendoti che sei il migliore. Perché bisogna essere capaci, molto abili per ottenere il rispetto con la gentilezza nel mondo schifoso in cui viviamo. Se però per te la cosa più importante è la felicità, stai pur certo che non la otterrai se non esercitando la mitezza, perché questa porta armonia interiore e con il mondo esterno.

Questo non significa lasciarsi schiacciare dal primo prepotente che incontriamo, bensì scansare il suo gesto anziché fermarlo. Rendere il suo gesto vano. 

Oggi insegniamo ai nostri figli a essere competitivi già a quattro anni, mentre a mio avviso bisogna insegnare l’equilibrio, sempre nel rispetto del loro modo di essere. Mostriamo ai bambini quella faccia del loro carattere che ancora non hanno scoperto, anziché aiutarli a soffocarla. Perché l’uomo ha in sé tutte le sfumature dell’essere, lo yin e lo yang, in diversi gradi di intensità.

Forse, se riuscissimo a insegnare questo, i fenomeni di bullismo non si verificherebbero con tanta frequenza; negli uffici ci sarebbe spirito di squadra anziché competizione; il saccente di turno non riuscirebbe ad ammorbarci la giornata.

“Quando qualcuno esprime un’opinione, bisogna saperla accettare con gratitudine anche se non sembra utile. Solo a questa condizione costui vi farà partecipi di ciò che ha sentito di voi. È bene fare e accettare critiche in modo amichevole.” Hagakure – Yamamoto Tsunetomo

Consiglio di lettura:

Siddharta – Herman Hesse (edizione Adelphi.) 

 

 

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