Dell’editor non se ne ha mai abbastanza

 Dell’editor non se ne ha mai abbastanza

Il mestiere dell’editor? Bello, affascinante, stimolante, ma anche sottopagato, sottostimato, spesso anche sottovalutato.

Noi di  TheyLab siamo particolarmente sensibili all’argomento, dato che siamo editor e viviamo in prima persona le contraddizioni del nostro mestiere.  

Da qualche mese circola nelle librerie un libro E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori del giovane editor, editrice Bibliografica, scritto da Alessandra Selmi, che nella vita fa proprio l’editor.

Con un linguaggio ironico e diretto la Selmi riesce a delineare in maniera esaustiva e molto aderente alla realtà, ciò che accade quotidianamente a un editor.

A una prima lettura un aspirante editor potrebbe essere scoraggiato dall’intraprendere questa carriera: gli editor non “leggono” ciò che vogliono, ma ciò che gli viene imposto; gli editor spesso devono difendersi dagli attacchi incrociati degli autori, che, essendo scrittori, pensano di non aver mai bisogno di una revisione, se pur magari minima del loro scritto; gli editor non hanno orari; gli editor sono multitask, dovendo magari contemporaneamente lavorare un testo di filosofia, dare un brief per un’immagine di copertina di un manuale di cucina, scrivere un’aletta inerente un saggio di economia.

Ma poi ci si rende conto  che dietro a tutti questi elementi apparentemente negativi sta proprio il bello del nostro mestiere: lo spaziare da un argomento all’altro, certo non senza fatica; il poter accumulare conoscenze di diversi ambiti, entrare in contatto con persone distanti da noi per cultura, interessi.

Ogni aspirante editor, dopo aver letto il libro, non potrà che essere ancora più convinto della sua scelta professionale e anche chi editor lo è già si renderà conto di quanto il suo ruolo, per la buona riuscita di un testo, sia importante e oserei dire quasi fondamentale.

Tra le righe, ma forse anche più in superficie, si scorge come il compito di noi editor non sia un qualcosa che si può improvvisare. Sfatiamo il mito per cui basta saper scrivere in un italiano abbastanza accettabile e amare la lettura per poter intraprendere questa carriera. NON È COSÌ!  

Alessandra Selmi è riuscita nell’intento, non semplice a mio avviso, di raccontare una figura professionale ben precisa nell’editoria, ma che al mondo esterno risulta poco comprensibile, così come spesso anche agli stessi addetti ai lavori, in modo semplice e chiaro. L’idea di partire dal proprio vissuto professionale potrebbe risultare  non molto originale, l’originalità sta nel come il tutto viene presentato: ironia e leggerezza. Inoltre, la Selmi non sale mai in cattedra, come invece ho visto fare a diversi editor, non elargisce consigli e pacche sulle spalle sterili e privi di contenuto vero e sentito.  Lei aiuta a capire il nostro mondo, lascia poi al lettore decidere se entrarci o meno. 

Un libro per chi vuole l’ultima spinta prima di buttarsi nella mischia, ma anche per quelli che nella mischia si sono già buttati e forse hanno bisogno di tirarsi un po’ su il morale e ricominciare a credere in ciò che fanno.     

     

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