Città in salita 2: Amandola
Nel secondo appuntamento con le città in salita (se vi siete persi il primo o anche solo se vi siete dimenticati il motivo di questa mia passione, leggete qui) vi porto ad Amandola, nelle Marche.
Vi sono parole dalla sonorità seducente, che solo a sentirle rotolare sulla lingua ne rimani affascinato, che quando ti colpiscono l’orecchio ti accendono la fantasia. Amandola è una di queste: a udirla, ho subito immaginato un mandorlo in fiore, e subito dopo un oggetto da amare. E come non amare un mandorlo in fiore!
Come spesso mi capita, mi sono fatta trasportare da una intuizione, e sono giunta ad Amandola inconsapevole di cosa mi aspettasse (fatto frequente nel caso delle città in salita, come se fossero loro a chiamarmi e non io a cercarle).
La visita è stata lenta e silenziosa. Le strade ripide e le frequenti scalinate rallentavano l’andatura, permettendoci di godere meglio delle scoperte: lampioni appesi e un tetto appuntito dai decori particolari; un balcone fiorito con vista sull’orizzonte e case arrampicate le une sulle altre. Un fazzoletto di orto dove non te lo saresti mai aspettato, tra una ripida scala e… il vuoto. Il silenzio non era dovuto all’affanno del salire ma alla reverenza che mi coglie sempre quando visito certi luoghi raccolti, intimi: le dimensioni ridotte tendono a contenere, e non ad amplificare; la vicinanza porta alla discrezione. E poiché il silenzio porta silenzio, i piccoli borghi sono il regno dei sussurri e degli occhi spalancati.
Qui la magia non è creata solo dalle architetture, dai pieni e dai vuoti, ad Amandola i colori giocano un ruolo fondamentale, in particolare il giallo-rosso-marrone della pietra con cui è stata costruita e il verde-viola-rosso-arancione dei fiori che spuntano ovunque.
Passeggiando per le strade non si può non ammirare le porte delle abitazioni, piccole, basse e strette, niente a che vedere con i nostri portoni di città così chiassosi, pronti a dichiarare la loro presenza. Qui ti aspetti di entrare in un nido caldo, protetto da spessi muri e coccolato dal fuoco del camino. Se la casa si trova sulla via più esterna del centro storico, avrà le finestre che affacciano da un lato sulla strada, adorne di una profusione di fiori; dall’altro lato si apriranno sulla magnifica vallata o sulle montagne, e illumineranno l’interno di una luce abbagliante.
Dal punto più alto del paese, infatti, la vista spazia a trecentosessanta gradi dal mare, che in una giornata particolarmente tersa si può scorgere verso est, alle montagne, che si stagliano a ovest, a formare la catena dei Monti Sibillini. E tutto intorno altri piccoli borghi e località dai nomi fiabeschi: Montefortino, Monte Sibilla, Gola dell’Infernaccio, Lago di Ponzio Pilato. Ogni luogo ha una storia che vale la pena di ascoltare, per il semplice piacere di conoscere qualcosa di nuovo o per dare un senso più compiuto alle numerose passeggiate che si possono fare nella natura.
Amandola è uno dei comuni del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, e anche il punto di accesso al versante orientale della catena. Vale una breve sosta, se si è di strada verso altre mete, e vale una vacanza alla scoperta del territorio, uno di quei viaggi che sono scoperta a ogni passo.
Noi abbiamo soggiornato qualche chilometro fuori dal centro, alla Querceta di Marnacchia, una deliziosa Country House posta sulla sommità di una collina: da qui si può godere di magnifici tramonti (solo l’imbarazzo nello scegliere quale punto dell’orizzonte osservare), della magia di incontrare una piccola volpe lungo la strada e della bellezza dei puri colori della natura.
Per pianificare un soggiorno, potete consultare il sito del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e quello della Pro Loco.