La fanciulla del borgo

 La fanciulla del borgo

C’era una volta un piccolo borgo cresciuto alle spalle di un enorme castello, di quelli che sembrano usciti dalle fiabe, con torri ai lati, merlature e un grande parco tutto intorno. Abitava, nel paese, una fanciulla dagli occhi grandi che amava leggere storie di dame e cavalieri e sognava di poter vivere anche lei, un giorno, un amore da far battere forte il cuore.

Ogni mattina aspettava che il padre fosse distratto dalle occupazioni quotidiane e sgattaiolava fuori dalla bottega,

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andava a rifugiarsi su una panchina al centro di un piccolo spiazzo verde, apriva un libro e si perdeva in fantasie. panchina

I rumori dei fabbri che forgiavano armi diventavano i suoni della battaglia in cui il suo principe combatteva e lo stemma all’entrata del paese prendeva vita per tramutarsi nel drago che la teneva prigioniera. entrata_bis

Il cavaliere la salvava e se la portava via su un cavallo bianco, tra cori di giubilo del seguito reale.

Purtroppo quelle parole festose divenivano ben presto le grida adirate di chi la stava cercando. E così, ancora in preda al languore dettato dalle sue fantasie, la fanciulla dagli occhi grandi chiudeva il libriccino e ritornava alle proprie incombenze.

Col passare del tempo le sue fughe divennero sempre più lunghe, i suoi silenzi e le sue distrazioni irritanti, e così il padre le sequestrò il libro di storie, nella speranza che mettesse giudizio. Come spesso accade, però, la punizione sortì l’effetto contrario e la fanciulla si fece ribelle e disubbidiente. Il giorno in cui fu minacciata: “Se scappi un’altra volta, ti rinchiudo nella stanza delle grate”, decise di tentare il tutto per tutto e, appena fu sola, scavalcò una delle finestre di casa e si calò dal primo piano grazie a una corda.

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Corse a perdifiato verso la porta di uscita del borgo, decisa a imboccare il primo sentiero libero verso i campi, quando si accorse del padre, che stava camminando proprio nella sua direzione. Colta dal terrore, si voltò e ricominciò a correre. Pur consapevole che all’interno del borgo non aveva alcuna speranza, non riusciva ad arrendersi. Senza sapere bene come, si ritrovò nel cortile della sua amata panchina, si diresse davanti alla porta segreta del parco del castello, vi appoggiò le spalle, in un gesto ormai di resa, perché quell’uscio in legno era sbarrato da quando ricordava. E invece lo sentì cedere e una mano cingerle la vita e trascinarla dentro. Non era necessario che si voltasse per sapere che, finalmente, il suo cavaliere era andato a salvarla. 

In quel momento un forte vento si levò e iniziò a mugghiare tra le strette vie rendendo difficili le ricerche, perché una voce che sembrava risuonare in un antro in realtà proveniva da un’altra parte. E poi tutti gli animali insieme, come diretti da un direttore d’orchestra, si unirono a formare un coro spaventoso, che terrorizzò gli abitanti. Se ne sarebbero tornati alle loro case se l’orrido lamento non fosse cessato di colpo e non fosse giunta la nebbia a dipingere tutto di bianco, mascherando le porte, i muri, i movimenti delle persone, così che pareva di scorgere una gonna verde e invece  era la coda di un gatto nero. Gli uomini erano disorientati, si ritrovavano sempre nello stesso punto al centro della piazza, eppure credevano di aver imboccato un’altra via, di aver setacciato un altro angolo. Si guardavano e temevano di non trovarsi più nel borgo, poiché non lo riconoscevano. Poi anche la nebbia sparì. 

Gli ultimi raggi del sole illuminavano gli alti camini delle piccole case quando ritrovarono la fanciulla dagli occhi grandi accasciata contro la porta segreta del parco. Sul viso aveva una espressione serena, e all’inizio credettero che stesse dormendo. Solo la lacrima ghiacciata all’angolo di un occhio indicava che l’alito gelido della morte si era posato su di lei.

 

Una statua ricoperta d’edera

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una porta dall’aspetto misterioso

porta segreta

hanno tramutato una gita tra i mercatini natalizi di Grazzano Visconti (borgo dalla storia affascinante a pochi chilometri da Piacenza) in un breve racconto “gotico” (che dirvi? Questa fine anno, ci ispira racconti di questo tipo – andate qui se volete rileggere quello di Cristina. Chissà che la visita ad altri castelli alimenti la nostra vena e si finisca per confezionare una breve antologia…) 

 

 

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