Il blocco dello scrittore
Lo so, se siete qui non è detto che siate scrittori, che vi piaccia scrivere, ma di certo vi piace leggere. Quindi presumo che, in quanto lettori, il famigerato blocco dello scrittore, o sindrome della pagina bianca, vi affascini quanto invece a me spaventa.
Io, che non sono una scrittrice ma amo scrivere, ne soffro purtroppo da anni. Anche se, devo ammettere, non è esattamente una sindrome da pagina bianca, quanto un blocco vero e proprio che si verifica strada facendo. Inizio un racconto, sperando che sia in realtà un romanzo, parto con slancio e poi… boh. Dove vado? Che dico? Cosa succede? Perché i miei personaggi sembrano svanire sulla pagina e non mi portano da nessuna parte?
Ovviamente non lo so, o il problema sarebbe risolto.
Esistono vari metodi con cui chi scrive cerca di superare lo stallo. Qualcuno legge, avidamente. Ho provato pure io, ma leggere in fase di blocco, per me, è una specie di coperta calda dalla quale non vorrei mai uscire. Cioè lettura chiama lettura senza soluzione di continuità. Mentre in fase “creativa” leggere stimola il voler fare, creare, realizzare; stimola il pensiero e quindi la scrittura. Ma durante un blocco? No, niente affatto.
C’è chi decide di vivere per poter poi scrivere. Si dedica ad avventure che possano poi stimolare l’azione sulla pagina. Questo non l’ho mai provato. L’immaginazione, la mente, l’astrazione sono il mio campo di gioco. O forse dovrei dire campo di battaglia, perché in certi momenti scrivere pare proprio una guerra.
E poi c’è chi per sbloccare il blocco scrive. Ma come?, direte voi. Se ha il blocco! Certo, il blocco riguarda la storia che vuole costruire, non la scrittura in sé. Si scrive una cosa qualunque, una pagina di diario, una descrizione della scena che ci si trova davanti… qualunque cosa. L’importante è scrivere. E scrittura chiama scrittura, e poi accende qualcosa nel cervello, quel pensiero creativo che genera idee, profonde considerazioni e porta a galla uno scopo che era proprio quello che si era perso di vista, quello che – se non lo vedi più – è come navigare senza bussola in una notte nebbiosa senza luna.
E poi ognuno sviluppa piccoli trucchi personali, di cui magari preferisce non parlare.
Detto ciò, non è garantito che il blocco passi. Per questo motivo scrivere come cura alla scrittura è il mio metodo preferito, perché in ogni caso, efficace o meno, mi fa scrivere.